La strada da seguire non è quella più comune, quella percorsa da tutti. E’ nascosta, circondata da elementi fuori posto o animali che incutono terrore lì da soli nel nulla, i quali probabilmente sono essi stessi terrorizzati dalla nostra presenza. La strada da seguire è quella che non si vede subito o di cui ci si accorge poco pur passandoci davanti, quella coperta da fronde e fronde infinite, esattamente come le viottole che portano alla casa di Harry Quebert nel libro di Dicker.
Per lo stesso principio, le persone da seguire non sono quelle con le idee più scontate ma quelle con i pensieri più particolari, che ci si potrebbe addirittura chiedere da dove provengano. Guardiamoci bene da quelli che cambiano opinione continuamente o da chi ci dice sempre e solo quello che vogliamo sentire. Non allontaniamo chi critica qualche nostra azione, chi ci da consigli che noi non gradiamo molto.
In analogia con i concetti precedenti, le cose “giuste”, se proprio esistono delle altre completamente sbagliate, sono quelle che, mentre le stiamo svolgendo, ci chiediamo se ne valga la pena, sono quelle che ti sembrano complesse rispetto alle solite ma che capisci immediatamente essere lì proprio per te, ad aspettare che i tuoi dubbi scompaiano del tutto. Tuttavia, rendiamoci conto che, quando si crede di non aver compiuto una buona scelta, dato che tutto ciò che deriva dalla stessa ci causa sofferenza, forse dovremmo lasciar perdere. Non dobbiamo necessariamente seguire qualcosa che magari in piccola parte ha senso che venga fatta se tutto quanto il percorso ci fa star male, e in questo caso non si trattano di semplici dubbi o di piccole difficoltà da affrontare. Non so se mi sono spiegata a dovere, dunque vi propongo degli esempi.
Pensiamo ad un adolescente che deve scegliere se provare o meno il test per l’accesso ad una facoltà. Egli sa che, dopo l’università, è più probabile che trovi un lavoro ben pagato rispetto ad altri ambiti di studio. Pero’, a lui le materie da studiare non piacciono affatto. Per lui gli anni a seguire sarebbero solo un ciclo infinito di dolori, quindi, secondo me, non dovrebbe provarci. Non dico che il lavoro non è importante nella scelta, anzi lo si deve includere anche prendendo in considerazione il futuro più lontano, ma non è l’unico parametro di scelta. Eppure, vedo persone che scelgono solo in base a questo, che ci mettono il doppio degli anni per finire l’università per questa ragione, soffrendo nel frattempo.
Tornando a noi, ho ancora un altro esempio in serbo per voi. Immaginiamo di avere la possibilità di condurre una vita leggermente migliore in un altro paese, anche solo a livello di abitazione, senza uscire necessariamente dal proprio Stato. Si potrebbe pensare che lasciare le comodità che si possiedono, allontanarsi un po’ da chi ci è a cuore sia qualcosa da non fare. Invece, a mio parere, si può fare, se si progettano incontri con quelle persone, se si cerca un modo per essere sereni anche nel nuovo posto. Basta adattarsi, soprattutto se la scelta implica il bene della propria famiglia, che io ritengo venga prima di ogni altra cosa, escludendo il mio.
In ogni caso, se solo riuscissimo almeno a scartare le alternative che ci sembrano più confortevoli e sicuramente di facile riuscita, che chiaramente non sono sempre sbagliate, diversamente da come si potrebbe pensare dal mio discorso, avremmo già fatto un piccolo passo nell’affrontare una modesta parte dei nostri problemi. In ogni situazione, non facciamoci mettere pressione, fermiamoci, anche per molto tempo se necessario, e valutiamo tutti gli aspetti delle nostre decisioni. Questo potrebbe tornarci più utile piuttosto che aver avuto fretta nella scelta, come accade anche nella propria crescita ma questo argomento probabilmente lo tratterò in un altro articolo. Vi saluto e buona giornata.
THE MESS
L’ha ripubblicato su Alessandria today @ Web Media. Pier Carlo Lava.
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Ci sono persone che fanno scelte drastiche. Un certo famoso Gaugain molti anni fa lasciò moglie e figli per andare a dipingere libero su un’isola tropicale e solo lì trovò la sua strada. Ne parla molto bene yn noto scrittore inglese, Maugham, in uno dei suoi migliori romanzi. A volte si vorrebbe davvero lasciare tutto e cosa ci blocca? La ragione forse. Forse i rischi. Forse problemi di salute. Poi anni fa era più facile ma adesso il mondo si assomiglia un pò tutto, purtroppo.
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Davvero bellissimo l’esempio di Gauguin. A dire la verità, non ci avevo pensato mentre scrivevo. Grazie per avermene ricordato.
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Great important post, where you make the main focus, really makes me happy for its necessary of importance.
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L’ha ripubblicato su La solitudine del Prof.
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