Giudizi affrettati

Sin da bambina, sono sempre stata abituata a non giudicare né persone, specialmente quelle che non conoscevo, né circostanze che non mi riguardavano in prima persona. Più che come un consiglio, questa mi è stata presentata un po’ alla volta come un’indicazione da dover seguire per non incorrere in errori di ogni tipo; quindi ho dovuto ben presto entrare in contatto con quest’idea, pur non capendo a cosa mi sarebbe tornata utile in futuro.

Oggi, invece, le cose sono cambiate, io lo sono. Ho fatto mio quel piccolo e semplice “precetto” morale e sono riuscita a dargli delle spiegazioni, trovando anche dei casi in cui, in via eccezionale, il giudizio è essenziale e non potrebbe essere altrimenti.

Dunque, partendo da esempi banali, se prima notavo una qualsiasi persona con un colore della pelle diverso da quello rosa carne e mi limitavo a non trattarla diversamente come, invece, altri facevano senza alcuna ragione, adesso compatisco quella persona, provo a difenderla a parole, non direttamente ma almeno cercando di far cambiare mentalità a parenti e amici. Senza andare troppo indietro nel tempo, voglio ricordarvi cos’è successo solo qualche settimana fa. Non so ben dire quante persone, ma ne sono state tante, hanno discriminato nel vero senso della parola i cinesi a causa del Covid-19, credendo alle idiozie che girano in rete. Se solo si fossero informati di più, avrebbero capito subito che il virus non è stato causato dalle abitudini alimentari della popolazione cinese ma da esperimenti di laboratorio ed è capitato: non si può dar colpa a nessuno di questo. Pensiamo anche poi che, in seguito, è incominciata a girare anche la notizia che lo stesso virus fosse stato generato anche in un laboratorio tedesco. A questo punto, la notizia precedente ha avuto meno peso. Eppure gli insulti rivolti contro quelle povere persone non si cancellano poi così facilmente. E’ stata offesa gente stanziata ormai da anni in Italia, senza contatti con la Cina da un bel po’. Riflettiamo anche sul fatto che non sono stati solo i bambini ad usare questa forma di violenza, il che non sarebbe comprensibile ma sicuramente più accettabile, ma anche gli adulti: genitori che non hanno più mandato i propri figli a scuola, negozi cinesi completamente vuoti come mai era successo.

Lasciando stare ciò, perché non volevo essere l’ennesima persona a parlarvene e dato che penso che ormai ne abbiamo tutti le tasche fin troppo piene, passiamo al tipico esempio del bullo e del suo comportamento con il/la coetaneo/a preso/a di mira. Prima di tutto, non dipingiamo il bullo unicamente come un ragazzo senza scrupoli poiché, come ci dimostrano svariati fatti di cronaca, il bullo può essere anche una ragazza e, in aggiunta, non è sempre così crudele come viene dipinto un po’ ovunque. La mia argomentazione assume ancor più valore nell’ambito del cyberbullismo. In quest’ultimo caso, anche più della forma di bullismo comunemente conosciuta, sono maggiormente pericolosi i seguaci del bullo, i “leoni da tastiera” che condividono ripetutamente i post incriminati, piuttosto che il bullo stesso. E poi, parlando della vittima, attenzione: chi ce lo conferma che è un’anima pia da difendere a tutti i costi in ogni sua azione? Con questo, non intendo affatto sottovalutare la situazione ma semplicemente fornire qualche mio parere, che potreste anche benissimo contestare.

Altro mito da sfatare: sappiate che la felicità non si misura, se proprio lo si deve fare, in base alla bellezza esteriore, al denaro, al numero di amici che si possiede o ai followers sui social networks. A tal proposito, voglio aggiungere che, talvolta, senza generalizzare perché sarebbe una contraddizione con quanto appena scritto, proprio le persone con più agi sono infelici, non potendo godere a pieno i propri “beni”. Pensiamo ad un cantante di fama mondiale: ognuno di noi prenda pure chi desidera come riferimento. A quella persona, quanto tempo resta per dedicarsi ai propri cari o per far evolvere le proprie passioni, tolto tutto l’arco della giornata in cui scrive canzoni, canta, fa conferenze e tour, incontra gente altrettanto famosa? Davvero poco, no?

Senza necessariamente aggrapparci a campioni eccezionali, inseriamo nella nostra mente l’immagine di un rappresentante di qualunque tipo, che sia degli studenti o dei lavoratori. Bene, io, conoscendo questa dinamica da vicino, posso assicurarvi che sono molte le persone che, ancor prima di riflettere sui compiti svolti da chi ha questo ruolo, si chiedono quali possano essere i privilegi derivanti dall’incarico.

Se vi va, ho intenzione di farvi scendere ancora più in basso. Dove ci troviamo? Vi ho portati con me ad indagare su quello che succede nella vita di tutti i giorni della maggior parte di noi.

Primo punto da analizzare a riguardo di questo: fantastici davvero, lo dico in senso ironico, gli adulti che credono che i ragazzi siano capaci di risolvere qualsiasi problema informatico. Per carità, ci fa piacere essere interpellati e l’aiuto circa l’uso dei social non ci costa niente darvelo. Tuttavia, ci chiamate “nativi digitali” com’è giusto che sia ma quest’espressione non dev’essere associata a “geni” dell’informatica. Vi risparmio tutte le ragioni dei “non capisci proprio niente: e menomale che sei giovane eh, non sei in grado di sistemare questo, quell’altro e quell’altro ancora”.

Altra questione da discutere: se qualcuno non risponde subito ai vostri messaggi, non dovete subito entrare in crisi facendovi mille film mentali. Non necessariamente lui/lei non vuole rispondere e quindi vi sta ignorando. Magari usa poco il cellulare o ha altro da fare. E ancora, l’interesse di una persona nei confronti di un’altra non dipende da quanto sono lunghi i messaggi o pieni zeppi di emoji o di espressioni romantiche.

Allontanandoci dal focus sui cellulari, rimuginiamo circa qualcos’altro di altrettanto importante. Mi riferisco al fatto che, malgrado siamo nel 2020, esistono ancora, e forse sempre ci saranno, persone a cui sembra basti dare un’occhiata per comprendere di che pasta sia fatto il passante per strada, un nuovo arrivato in classe, un conoscente di un proprio amico. Senti un attimo, essere perspicace, puoi anche avere questa dote: non lo nego. Tuttavia, ricordati che il nero non lo usano solo i “depressi” o chi vuole essere provocante o chi è robusto e desidera sembrare più magro. Magari potrebbe anche essere così, chi lo sa, ma questa non è una doppia implicazione matematica. Ai vostri occhi, cari lettori, questo ragionamento apparirà stupido e magari stentate a credere che esista ancora qualcuno che pensi in tal modo ma purtroppo c’è ed è proprio come l’ho descritto. Perché poi, vogliamo parlare delle povere persone che vengono attaccare e ritenute poco positive per il semplice fatto che sono sincere e dicono tutto quello che pensano senza peli sulla lingua? Ma magari lo fossero tutti.

Che emozione, ho divagato ancora una volta! Manneggia a me ai miei troppi giri di parole. Spero abbiate apprezzato questo brainstorming sui pregiudizi, trattati seguendo dei luoghi comuni: tutto questo per tentare di farvi comprendere il mio pensiero. Potete tranquillamente farmi sapere cosa ne pensate qui sotto.

Per caso, vi è capitato di sentire dei giudizi rivolti riguardo qualcuno, il quale poi ha smentito alla grande quanto detto sulla sua persona?

Adesso vi lascio perché vi immagino mentre attendete con ansia l’ultimo punto di punteggiatura di quest’articolo, per quanto è lungo. Inoltre, grazie per aver letto quest’articolo: conta davvero tanto per me. Vi abbraccio tutti virtualmente e… a presto!

THE MESS

12 risposte a "Giudizi affrettati"

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  1. Devo dire che non ho capito bene il passaggio sul bullismo/cyberbullismo con la questione dei giudizi (o in alcuni casi etichette), però io credo che giudicare sia una cosa che non sempre è legata alla logica ma a un’istintualità (neologismo?) e spesso l’opinione su una persona ce la si fa nei primi secondi in cui si entra in contatto.
    Poi subentra la razionalità e l’idea può anche cambiare… ma sempre di giudizio, in fondo in fondo, si tratta. Che poi da un’idea, un giudizio o come vogliamo chiamarlo si passi alla “resa dei conti” ce ne passa…

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    1. Si, forse hai ragione riguardo al passaggio sul bullismo: non sono stata molto chiara lì. Più che altro, volevo far capire come i “pregiudizi” ci siano anche su come dev’essere la figura dell’ipotetico/a bullo/vittima.
      Per il resto, sì, questa volta ho considerato dei casi estremi, in cui non si tratta dei semplici giudizi che chiunque può farsi nei primi istanti di “conoscenza”. Ho parlato delle persone che attaccano ma mi stai facendo riflettere. Avrei dovuto parlarne meglio.

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  2. purtroppo l’ignoranza c’è sempre stata, ed è lì che fanno presa le notizie terribili che leggiamo spesso. Attaccare un cinese solo perchè era stato il primo Paese al mondo ad avere avuto il contagio è solo uno degli esempi fra i tanti dei quali ci sarebbe da parlare a lungo. A mio avviso si dovrebbe sempre guardare con razionalità il mondo che ci circonda e soprattutto non farsi contagiare da tutto ciò che leggiamo o sentiamo in giro. Le fake news sono sempre maggiori delle cose serie che possiamo leggere in rete, quindi occorre intelligenza e buon senso.
    Tutte cose che hai messo in luce te con questo lungo post…. 😉

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