Il sognatore interrotto

Di tanto in tanto mi sento un po’ come un giocatore accanito di scommesse che, dopo aver tentato e ritentato di vincerne una, è riuscito a gioire solo poche volte o magari nemmeno una. Eppure, ciò che mi attrae di quella persona, di chiunque si tratti, è il fatto che non si arrenda, che continui a sognare, anche se il suo trionfo sarà sempre accompagnato a braccetto e preceduto dalle bestemmie lanciate contro giocatori, arbitri e allenatori vari.

Lo stesso potrei dire di una bambina che passa davanti ad un distributore di zucchero filato, fissa l’ammasso colorato bramandolo e scuote freneticamente il braccio del padre per farsene comprare una modesta quantità, che nei suoi sogni è meno di quanto avrebbe desiderato ma questo è un altro conto. La bambina compie quest’azione, malgrado abbia ormai capito che lo zucchero filato non arriverà perché, a detta dei suoi, “è molto dannoso per i denti”. A lei non importa se non otterrà un risultato positivo: ci spera comunque.

Poi ancora, scorgo da lontano un ragazzo correre e mi ci ritrovo. All’inizio, sento il contatto solo a pelle ma non comprendo cosa ci lega. A distanza di qualche secondo, tuttavia, dinanzi a lui, vedo passare un pullman con un autista che non gli apre nemmeno le porte, fingendo forse di non vederlo, che va via in fretta e furia. Vorrei andargli incontro ma lascio perdere. Il ragazzo cade, come ha già fatto mille e mille volte prima di questa, sull’asfalto, con le ginocchia doloranti, inerme ma con ancora il pensiero di quel piatto caldo che lo aspetta a casa, che avrebbe assaporato di lì a poco se non fosse stato per quell’autista.

Mi volto e sono sul pullman che avevo visto poco prima. C’è una donna sulla quarantina di anni che si guarda attorno, con un libro ancora posato sulle ginocchia e con una delle sue esili dita a fermarne una pagina. Abbassa lo sguardo e riprova a leggere quello stesso rigo che non è riuscita a comprendere nemmeno in minima parte anche a questa ventesima lettura. Sarà colpa di quell’infante che piange per via del suo primo dentino, del pallone che le ha sfiorato il corpo, un oggetto lanciato da una ciurma di adolescenti accaldati o meglio, sudati fradici. O forse no: sarà colpa sua e di quelle sue idee assurde, che le ruotano nella testa distraendola, come i cieli del Paradiso dantesco intorno al fulcro della candida rosa.

E dopo ancora, la stessa donna volge il busto verso il finestrino per capire dove si trovi. Cerco di guardare anch’io oltre il vetro. Notiamo una ragazza, la quale getta un’occhiata frettolosa e ormai di routine al suo telefono, sperando disperatamente in quel messaggio non ancora arrivato ma che “non si sa mai” se si ricorderà di inviare il suo lui.

Segue un clacson, svariati clacson oserei dire. E’ appena scattato il semaforo verde e una Punto rossa avanza lentamente, non aiutando affatto la catena di macchine dietro di essa, macchine con all’interno una madre ed una figlia che discutono animatamente, un uomo che intona una canzone d’altri tempi e via discorrendo. Dal rumore assordante sembrano tutti impazienti di giungere alla propria meta e non si rendono conto che potrebbero evitare l’inquinamento acustico: in un modo o nell’altro, con qualche minuto di ritardo e scuse da rifilare, arriveranno comunque a destinazione.

Ad una prima analisi, queste storie apparirebbero ai nostri occhi inesperti semplicemente come piccole “tragedie”, passatemi il termine, ma io ritengo che non ci sia niente di meglio rispetto ad esse. E’ meglio sperare e fallire, ipotizzando pero’ di avere successo una prossima volta piuttosto che sbuffare ed arrendersi in partenza. Potremmo chiederci anche di chi possa essere la colpa in queste situazioni: dei sognatori troppo tra le nuvole o di chi proibisce un’effettiva realizzazione degli obiettivi prefissati dai primi? Vi svelo una cosa: non lo è di nessuno. Quest’equivoco interpretativo è probabilmente il risultato della nostra abitudine a trovare il famoso pelo nell’uovo, che magari non c’è e per cui è stato distrutto un uovo buonissimo, manneggia allo spreco di cibo. Torno seria, scusatemi per la digressione. Dovremmo pensare maggiormente ai nostri sogni e non alle vicende altrui che potrebbero essere di intralcio, rendendo magari quegli obiettivi ancora più di difficile realizzazione.

E tu, lettore/lettrice del mio cuore, che sogno possiedi?
Se ti va, lascia pure un commento qui sotto e sarò lieta di leggerne il contenuto. Ti abbraccio forte.

THE MESS

31 risposte a "Il sognatore interrotto"

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  1. Wow, mi piace molto come scrivi! E’ il primo articolo del tuo blog che leggo, ne leggerò certamente degli altri. I miei sogni sono tanti, spesso mi sconforta il pensiero che forse non potrò realizzarli, ma sono d’accordo con te che valga comunque la pena crederci e lottare per raggiungerli, anche se si fallisce, piuttosto che vivere una vita di rassegnazione e rinuncia. A presto!

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