Perché scrivo? Perché i libri sono più forti della vita. Sono la più bella delle rivincite. Sono i testimoni dell’inviolabile muraglia della nostra mente, dell’inespugnabile fortezza della nostra memoria.
– Joel Dicker, “Il libro dei Baltimore”.
Oggi, a differenza delle altre volte, ho deciso di non pubblicare dei miei pensieri perché piuttosto vorrei farvi riflettere sul senso della lettura, a mio parere fondamentale. Per questo motivo, vi ho consegnato una citazione tratta da un libro di Joël Dicker, che è uno dei miei scrittori preferiti da diversi anni.
Io ritengo che la lettura sia un’arte, almeno da molti miei conoscenti, molto sottovalutata. I libri non sono solo un insieme di fogli rilegati: sono il modo per accedere ad un altro mondo, uno migliore. La peculiarità di questo mondo è che esso può assumere le forme che più desideriamo, non ha limiti temporali o spaziali, nemmeno costi per viaggiarvici all’interno. Può persino mutare in base al nostro stato d’animo, accompagnandoci in ogni momento. Tuttavia, non siamo mica costretti a rimanervici, rispecchia talmente tanto il concetto di libertà che ci sentiamo quasi sollevati ad averlo accanto.
I libri sono quei piccoli amici per niente ingombranti che ti coinvolgono continuamente, ti appassionano anche solo scorrendo velocemente le pagine. A volte, sembra che il battito del mio cuore e il ritmo, lento o veloce che sia, con cui leggo abbiano quasi lo stesso andamento, seguano una velocità talmente simile da non percepirne le differenze.
Quei piccoli oggetti possiedono anche la capacità di farti cambiare idea riguardo alcuni modi di comportarsi, cosa che spesso non accade con le persone, non essendo noi attenti alle loro parole o troppo testardi per accettare consigli o altre circostanze in cui la nostra opinione rimane la stessa, il che è anche un bene sotto certi aspetti.
Inoltre, i libri sono da rispettare: non si dovrebbe scriverli, stropicciarli troppo, nemmeno criticare l’autore. Magari possiamo ammettere che questo o quell’altro testo non ci ha colpito, che l’autore non ci ha trasmesso molto ma, nella quasi totalità dei casi, ci sono sempre dei veri motivi personali dietro la stesura di un libro e, qualunque essi siano, sono da accettare, senza scartare a priori autori su cui abbiamo avuto pareri negativi. Quest’atteggiamento di difesa della lettura potrebbe essere un piccolo passo utile per farci dedicare maggiormente agli altri ma non solo: curando i libri, viene fatto lo stesso anche con la nostra immaginazione. Leggendo, aiutiamo noi stessi.
Leggere rende, come già accennato, liberi. Mi viene da pensare a “1984” di George Orwell, a “Fahrenheit 451” di Bradbury. In queste opere, particolarmente nella seconda delle due, si descrive un mondo in cui leggere è proibito. Quale dolore più grande! La lettura ci fa mettere in contatto, come se ci trovassimo su di un ponte immaginario, con lo scrittore. Dopo qualche libro dello stesso ma anche dopo uno scritto bene, possiamo comprendere il modo in cui egli o ella pensa, la formazione o le esperienze che ha avuto se si tratta di opere su un tema specifico.
Non vorrei risultare pesante o sembrare ripetitiva ma, come anche ho scritto in altri miei testi riguardo la scrittura, anche con la lettura, accessibile dai più e ormai rintracciabile ovunque e non solo in formato cartaceo anche se io preferisco quello, ci si può distrarre, abbandonare i propri dubbi, le proprie ansie e preoccupazioni per vivere un’altra vita. Con “quei pezzi di carta” (così ho sentito parlarne da alcuni) si stringe un legame così forte da non voler quasi finirli. A me succede che, quando mancano poche pagine al termine di un’opera, incomincio a leggere più lentamente per godermi un po’ più a lungo quella gioia.
E’ vero, i libri saranno anche troppi per leggerli tutti in una sola vita ma non conta la quantità per essere “colti” o altro: interessa il modo in cui ci addentriamo anche solo in uno di essi.
Io forse esagero anche nella conservazione a seguito della lettura, catalogandoli in ordine alfabetico o, quando mi va di cambiare, rispettando il genere letterario. Tuttavia, anche se non li si volesse catalogare, si dovrebbe almeno avere la soddisfazione di poter dire liberamente che non sono stati soldi usati male o che il nostro tempo speso con quel libro non è stato perso, anche se penso che, quando un libro lo si finisce, quasi sicuramente lo si è apprezzato, altrimenti lo si sarebbe interrotto prima del termine.
Scusatemi per essermi dilungata troppo ma ho a cuore questo argomento. Per qualunque motivo, sono a vostra completa disposizione in qualunque momento vi vada di scambiare opinioni, di farmi notare qualcosa che non condividete rispetto a quello che ho scritto. Se volete io ci sono poiché, nonostante io sia occupata con lo studio, potrei ritagliarmi un attimo per rispondervi. Vi ringrazio per aver letto.
THE MESS
Ciao, innanzitutto vi ringrazio per essere passat* da me e aver lasciato un like. Ho letto il tuo post e sono d’accordissimo su quasi tutti i punti. Per esempio, non sono d’accordo sul criticare gli autori… quando le critiche sono costruttive (e dovrebbero sempre esserlo), si aiuta questo a crescere. Ovviamente un commento del tipo “questo libro fa schifo” o “l’autore non sa scrivere” non è una critica, ma un’offesa e non serve a nulla, tranne forse a scoraggiare l’autore. Si dovrebbe invece dare una spinta a migliorare, mettendo in luce i punti negativi, ma anche i punti di forza. Da poco tempo scrivo recensioni (sono partita da un altro blog, di cui faccio ancora parte con altr* ragazz*) e una delle mie paure all’inizio era proprio quella di trovare un libro che non piacesse ed essere costretta a dirlo (perchè è giusto essere sinceri), e peggio ancora non saper riuscire a dire nel modo più educato e costruttivo il mio parere. Ma la sincerità è importante, pian piano mi sono abituata, è un mio parere, che sia accettato o meno, è sincero, anche quando si conosce un autore (quindi, magari si ha ancora piu difficoltà sapendo che si conosce la persona ed è quasi sicuramente un autore emergente). E ovviamente l’autore stesso deve sempre capire che non si può piacere a tutti 🙂 L’altro punto su cui mi trovi in disaccordo è lo scrivere sui libri. Come ho detto in un mio recente articolo mi capita di scambiare spesso dei libri (anche perchè non sono il tipo che li rilegge, ma tanti ovviamente non li darei vita nemmeno a esser pagata con oro!) e, a volte, ho trovato piccoli appunti o riflessioni, io stessa in alcuni libri ho sottolineato o scritto qualcosa… e io questo lo trovo bellissimo, perchè si lascia impresso il nostro passaggio, comunichiamo con il libro, come a voler dire “sono d’accordo con te”… Poi se si lasciano scarabocchi è tutto un altro discorso. Scusa per il lungo commento. Spero di non averti annoiata ^_^
A presto!
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Ciao anche a te, ho letto il tuo commento e mi hai assolutamente annoiato, anzi. Io credo fortemente nei miglioramenti successivi alle critiche costruttive, come ho capito essere vero anche per te. Inoltre, l’idea dello scambio dei libri non è male, può davvero essere utile magari anche per soffermarsi su alcuni aspetti su cui prima non ci si era concentrati, ovviamente dico, dopo averne parlato con la/e persona/e a cui si era dato il libro. Grazie per il pensiero!
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grazie! Tornerò volentieri a leggerti 😉
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Bonjour mes Amis et Mes Amies du Net
Comment vas- tu
Dehors ce n est pas le beau temps
La tempête est là ,cela me dis rien de sortir
Alors ce jour je vais abordé ton blog
Avec un sourire, un petit mot
Pour venir te saluer
Je te souhaite une agréable journée ou peut être une bonne soirée si tu es loin
Je te remercie aussi des passages et tes mots que tu laisses sur mon blog
Prends bien soin de toi et de ceux qui sont autour de toi
Bisous Bernard
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Bonjour, merci de tout!
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L’ha ripubblicato su Alessandria today @ Web Media. Pier Carlo Lava.
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It’s really an impressive and creative work. I agree to that shadowing would have been great. It is nice anyway.
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