E se un giorno mi svegliassi, anzi ci svegliassimo e il mondo attorno a noi crollasse, si disintegrasse dinanzi ai nostri occhi? Cosa ne sarebbe di noi? Ci salveremmo o non lo faremmo?
Ipotizziamo di salvarci e di essere soli, sapendo che potrebbero esserci anche altre persone in parti del mondo completamente estranee a noi o comunque lontane, tanto da non poter essere raggiunte nemmeno con un miracolo. Saremmo finiti e la colpa non sarebbe nostra per una volta. Pensiamo adesso a tutte quelle volte in cui avevamo noi la colpa e non sentiamoci degli angeli scesi in terra, manco ognuno di noi fosse uno o una visiting angel dello stil novo: tutti facciamo, prima o poi, qualcosa che non dovremmo, anche senza accorgercene e possiamo e dobbiamo rimediare quando possiamo ma in quanti lo fanno? Quasi nessuno, vero? Crediamo siano delle piccolezze, delle scintille così piccole da non poter appiccare un incendio nemmeno nella foresta più fitta del mondo, come la mia cara foresta amazzonica.
La situazione è diversa adesso però. Non possiamo ritornare indietro, nemmeno se lo desiderassimo con tutti noi stessi, come un bambino che scrive una lettera a quel Babbo Natale inesistente e che spera di ottenere tutto quello di cui ha inciso delle lettere rappresentative su di un foglio.
Pensiamo a delle guerre, a delle bombe nucleari, a delle devastazioni simili a quelle provocate da uno tsunami. Quelle povere persone, che potremmo benissimo essere noi, darebbero tutto ciò che hanno o meglio, che avevano, per poter risorgere dalle proprie ceneri come una fenice, per poter costruire una macchina del tempo che li faccia rendere conto di quanto le loro strutture sarebbero potute essere più a norma o a quanto le loro alleanze fossero sbagliate ma non possono.
Dunque, noi non possiamo, a detta nostra, sprecare un minuto per parlare con chi ci ha fatto del male, per ringraziare qualcuno, per poterlo aiutare. Questo va anche bene: lo accettiamo ma ricordiamoci che quel minuto non perso ci si ritorcerà contro, dal momento che ogni nostro gesto non vive mai un’esperienza a sé ma ne determina sempre e comunque mille, anzi milioni di altre.
THE MESS
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